E’ stata completata la stampa e la pubblicazione definitiva del Rapporto 2021 sui Conflitti e sulla Conciliazione, a cura dell’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione e dell’Istituto Regionale di Studi Giuridici del Lazio “Arturo Carlo Jemolo”. Il volume – pubblicato con Maggioli Editore e curato da Alessia Alesii e Massimo Saraceno, con la presentazione di Lorenzo Pontecorvo e l’introduzione di Maria Agnino e Paola Moreschini – sarà presentato ad aprile. Abbiamo a tal proposito intervistato il notaio Saraceno e l’avvocato Alesii, curatori del volume.
Notaio Saraceno, perché la pubblicazione, ormai annuale, di questo Rapporto e quali obiettivi si prefigge di avere nel mondo e nel contesto della mediazione?
«Il rapporto costituisce un fondamentale momento di documentazione dell’attività svolta dall’Osservatorio nel corso dell’anno: contiene i lavori delle “officine” svolte, rielabora – con un buon grado di approfondimento scientifico – gli interventi dei relatori, approfondisce le tematiche più rilevanti in tema di mediazione civile e commerciale, contiene significativi “focus” sulla prassi e sulle continue evoluzioni giurisprudenziali. Si conclude sempre con un report dei dati statistici, acquisiti dal Ministero della Giustizia, sulle mediazioni instaurate e concluse nel corso dell’anno di riferimento. Si tratta, quindi, di un fondamentale contributo sinergico fra professionalità diverse, ma tutte accomunate da un comune sentire sulla cultura della conciliazione e sulle potenzialità degli strumenti ADR nella soluzione dei conflitti».
Avv. Alesii, lei oltre a curare il Rapporto ha redatto la prefazione e uno dei contenuti della prima parte, che tratta la composizione delle controversie della Pubblica Amministrazione. Quali sono i punti più importanti che emergono da questa parte del Rapporto?
«La parte del Rapporto relativa alla composizione delle controversie con la Pubblica Amministrazione è caratterizzata dal necessario approfondimento della questione relativa alla responsabilità del rappresentante dell’Amministrazione che definisca una controversia mediante la sottoscrizione di un accordo in sede stragiudiziale. I contributi presenti in questa parte del Rapporto analizzano, da diversi punti di vista, la c.d. “paura della firma” e la responsabilità amministrativa ed erariale che la “firma” può comportare ma, allo stesso tempo, la responsabilità che – pure – può comportare la volontà di coltivare una lite piuttosto che definirla con un accordo. Attraverso la disamina delle diverse fattispecie riguardanti il contenzioso che vede come parte la P.A., gli interventi raccolti nel Rapporto forniscono elementi di valutazione utili per la migliore gestione delle controversie nelle sedi alternative alla giurisdizione».
Notaio, lei ha invece curato anche la prefazione e una delle analisi contenute nella seconda parte, quella relativa all’intervento del notaio a monte e a valle del procedimento. Cosa emerge da questi contributi?
«Il contributo del notaio è essenziale sia prima dell’instaurarsi del conflitto, nella fase genetica del rapporto, in sede di confezione delle clausole di mediazione, spesso accompagnate da quelle compromissorie secondo la nota tecnica c.d. multistep, nei contratti, ma anche negli statuti societari e addirittura nei testamenti, che a valle dello svolgimento del procedimento di mediazione, quando si tratti di immettere l’accordo di mediazione nei pubblici registri ai fini della sua opponibilità nei confronti dei terzi. A tredici anni di distanza dall’entrata in vigore del D.lgs.28/2010, può affermarsi come siano ormai affinate diverse tecniche redazionali degli atti notarili da stipularsi a conclusione dell’accordo di mediazione, tutte ben illustrate nel rapporto 2021 e mutuate dalle diverse esperienze notarili su tutto il territorio nazionale, diverse fra loro, ma tutte pienamente legittime al fine di conferire all’accordo di mediazione il crisma della stabilità e della piena efficacia giuridica, anche ai fini della successiva circolazione dei beni interessati da una mediazione civile».
Infine, in appendice al Rapporto, è presente un excursus storico sui dieci anni dell’Osservatorio. Avv. Alesii, qual è stato il ruolo dell’Osservatorio e soprattutto verso quali prospettive tende in futuro proprio alla luce di una pubblicazione come il Rapporto?
«In questi anni il ruolo dell’Osservatorio, attraverso le diverse professionalità che lo compongono, è stato quello di sviluppare e diffondere la conoscenza degli istituti della conciliazione e della mediazione e l’applicazione che se ne può fare. Nel futuro l’Osservatorio potrà proseguire nel percorso della diffusione della cultura della conciliazione, di pari passo con il favore crescente che il legislatore sta dimostrando – in questo momento storico – nei confronti degli istituti di componimento dei conflitti complementari alla giurisdizione e, sicuramente, il Rapporto si pone in questo solco».