Dall’inizio della pandemia da Covid-19 alcune novità strutturali hanno interessato il mondo della mediazione. Una su tutte quella della mediazione in videoconferenza, la cosiddetta mediazione “telematica”. Una modalità poco conosciuta e adoperata in Italia, ma che ha sicuramente avuto uno slancio proprio a seguito delle restrizioni per la pandemia e per via del decreto legislativo del 10 ottobre 2022, n.149. Il decreto, infatti, ha attuato la legge 26 novembre 2021, n. 206, recante delega al Governo per l’efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie e misure urgenti di razionalizzazione dei procedimenti in materia di diritti delle persone e delle famiglie nonché in materia di esecuzione forzata. Una riforma che, a sua volta, ha introdotto il nuovo articolo 8 bis all’interno del D. Lgs. 28/2010, cambiando di fatto il modello di formazione, gestione, conservazione e sottoscrizione del verbale informatico di mediazione, applicando sostanzialmente due regole.
La prima – prevista dal comma 1 dell’art. 8 bis – stabilisce che “Quando la mediazione si svolge in modalità telematica, ciascun atto del procedimento è formato e sottoscritto nel rispetto delle disposizioni del codice dell’amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82”.
La seconda – prevista invece dal comma 3 del citato articolo – dispone che: “A conclusione della mediazione il mediatore forma un unico documento informatico, in formato nativo digitale, contenente il verbale e l’eventuale accordo e lo invia alle parti per la sottoscrizione mediante firma digitale o altro tipo di firma elettronica qualificata”.
Ma quali sono i pro e quali i contro di una mediazione telematica e, dunque, a distanza? Innanzitutto è doveroso precisare che l’esigenza di trovare sistemi alternativi per svolgere gli incontri di mediazione, soprattutto a causa di emergenze o distanze fisiche eventualmente incolmabili, non va confusa con una sostituzione tout-court dell’incontro fisico tra le parti. Per quanto riguarda i “contro” della mediazione telematica, molti addetti ai lavori sembrano concordare in primis sulle ricadute che questo strumento ha sulla figura stessa del mediatore. Quest’ultimo, infatti, con la mediazione on-line non ha la possibilità di poter osservare quanto sta accadendo intorno alle parti e ai legali. Il filtro di uno schermo crea sicuramente distanza e non permette di percepire tutto ciò che si afferma, si dice, accade nel corso di un incontro. Interagire con le parti, infatti – e farle interagire il più possibile tra loro, per riaprire e far proseguire un dialogo – è sicuramente una componente fondamentale di qualsiasi iter di mediazione. Da questo punto di vista, poi, intervengono anche altri fattori, meno “giuridici” e più “sociologici”, ma altrettanto importanti e che quindi vanno ben considerati da un mediatore.
La mediazione, infatti, lavora proprio “sulle” e “con” le persone, nel loro interessa. Quindi anche semplicemente l’abbinamento della parola con il tono della voce, la gestualità del corpo, l’essere o meno a proprio agio durante un incontro. Tutte componenti che rischiano di venir meno con la distanza creata dallo schermo di una mediazione telematica. Negli anni, inoltre, la formazione dei mediatori ha spesso messo l’accento su alcune importanti pratiche da adottare, come l’empatia e il “setting” nei confronti delle parti (riferito alla stanza, alla posizione delle persone al tavolo delle trattative e all’allestimento di quest’ultimo). Ci sono poi anche altre componenti importanti da prendere in considerazione, come la possibilità di riformulare il proprio linguaggio e atteggiamento in relazione al tipo di sessione che si affronta, quindi con le dovute differenze tra una congiunta e una separata. Infine, veniamo ora ad altri “contro” più di natura logistica e pratica. Una mediazione telematica su larga scala potrebbe infatti significare l’imposizione – per organismi, enti e professionisti del settore – di adottare nuove e più moderne tecnologie. Se da un lato ciò significa, giustamente, rimanere al passo con i tempi, dall’altro significa anche avere un vero e proprio spartiacque, poiché si potrebbero avere, tra i vari organismi, livelli di efficienza organizzativa e logistica differente a seconda delle diverse capacità di investimenti economici. Quindi uno squilibrio tra chi è impossibilitato ad investire – o può farlo in minima parte – e chi, invece, potrebbe permettersi senza troppe difficoltà l’uso delle più moderne tecnologie.
La mediazione online tout-court, però, presenta anche alcuni punti a suo favore, che dunque dimostrano come possa essere – in determinati casi – uno strumento al quale affidarsi. Innanzitutto la questione forse più attuale è proprio nel riuscire ad azzerare eventuali distanze fisiche o ovviare a situazione emergenziali. Lo si è ben visto, appunto, con la pandemia. Le moderne tecnologie e dunque la mediazione in modalità telematica riescono infatti a dare un grande supporto a chi, per i più vari motivi, si dovesse trovare lontano dal luogo dell’incontro della mediazione o si trovi in condizioni di salute non idonee per spostarsi fisicamente. Uno strumento, quindi, che riesce anche a evitare rinvii, ritardi e l’estremo prolungarsi dell’iter stesso della mediazione.
A questa componente “cronologica” si può poi aggiungere anche l’efficienza della mediazione telematica per quanto riguarda l’agenda degli incontri successivi, man mano da organizzare. Con la modalità online, infatti, risulta sicuramente più facile fissare le date in cui “incontrarsi”, venendo meno i limiti di impegni giornalieri, stanze, aule o strutture da trovare. Si può anche ipotizzare di rivedersi in via telematica a brevissima distanza temporale, nell’ordine di giorni se non addirittura ore. Le parti, inoltre, possono sentirsi più propense e invogliate a partecipare e rendersi disponibili ad un incontro di mediazione se sanno che ciò avverrà senza eccessivi ritardi temporali e, soprattutto per le prime volte, senza l’ansia e la preoccupazione di un incontro fisico.
Tra pro e contro della mediazione online rispetto a quella “classica”, si può forse ben affermare che non esiste una via univoca, né che una delle due prenderà esclusivamente il sopravvento sull’altra. Inoltre – è bene ricordarlo – esiste anche la possibilità della mediazione con modalità mista, dunque con alcuni momenti dell’intero iter in presenza e altri, invece, online. Nello sviluppo delle mediazione, infatti, potrebbe ravvisarsi l’opportunità di utilizzare gli strumenti di comunicazione a distanza anche solo per integrare occasionalmente gli incontri in presenza (appunto la cd. mediazione “mista”). Il tutto non solo per accorciare i tempi e ovviare ad eventuali emergenze o problematiche di spostamento fisico, ma anche nella prospettiva di aiutare le parti a gestire la loro disputa, valutando quindi le modalità di confronto più idonee.
A ben vedere, infatti, ciò che bisognerebbe invece mettere sempre in primo piano non è la mediazione online, ma semplicemente la mediazione. Prendendo ovviamente il meglio tanto dalle moderne tecnologie quanto dagli strumenti classici.