Mediazione delegata e prospettive future. Intervista all’avv. Maria Agnino

Mediazione delegata e prospettive future. Intervista all’avv. Maria Agnino
L'intervista a ....
Mediazione delegata e prospettive future. Intervista all’avv. Maria Agnino

 

La seconda Officina della Conciliazione del 2024, che si è tenuta lo scorso 10 giugno – tramite la piattaforma Teams – è stata incentrata sul tema del “Rapporto tra conciliazione giudiziale e mediazione demandata”. Tra i relatori anche l’avv. Maria Agnino, vice presidente dell’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione, che ha tenuto una relazione sul tema “La nuova mediazione delegata e i protocolli”. L’abbiamo intervistata per l’occasione.

 

Avv. Agnino, durante l’ultima Officina della Conciliazione – dello scorso 10 giugno – sul tema “Il rapporto tra conciliazione giudiziale e mediazione demandata”, lei ha tenuto una relazione sull’argomento  “La nuova mediazione delegata e i Protocolli”. Quali sono gli aspetti più importanti di questo argomento che sono emersi durante l’incontro?

«E’ stato un incontro interessantissimo e pieno di contenuti importanti pervenuti da tutti i Relatori. A mio avviso, è stato fondamentale sottolineare le molteplici differenze tra mediazione demandata e proposta ex art. 185 bis.  Quando il Giudice, nel caso della demandata, dopo aver valutato la “mediabilità” della causa, anche attraverso la verifica dei presupposti ex art. 5 quater del D.Lgs 28/2010 (natura della causa, comportamento delle parti ed ogni altra circostanza), invita le parti ad instaurare un procedimento di mediazione, lo fa attraverso un’ordinanza motivata, dove indica lo stato dell’istruttoria, che si tratti di diritti disponibili, la disponibilità delle parti ad una possibile conciliazione del giudizio, l’incertezza dell’esito della causa, anche in termini di tempo, i costi complessivi del  giudizio (registrazione della sentenza compresa), i benefici fiscali previsti dalla norma primaria sulla mediazione, il fatto che in mediazione la parti possono sempre nominare un CTM (solo tra i CTU del Tribunale), quando l’elaborato peritale può essere dirimente ai fini della soluzione della lite. Nel caso in cui le parti trovino effettivamente un accordo in mediazione, è buona regola che comunichino al Giudice (attraverso gli Avvocati che le assistono, magari proprio all’udienza fissata per il rinvio ovvero per i rinvii successivi nei casi di mediazioni più complesse),  che il giudizio è abbandonato per intervenuto accordo. In ogni caso, sia le ordinanze con cui il magistrato demanda le parti in mediazione sia le controversie che poi in mediazione si chiudono, sono oggetto di specifica rilevazione statistica ex art. 5 quinquies del D.Lgs n. 28/2010».

Il settore della Mediazione è in costante espansione e mutamento e sappiamo bene le varie novità introdotte alla luce della c.d. Riforma Cartabia. Secondo Lei verso quali prospettive – e anche miglioramenti – si dirige l’ambito della mediazione e cosa c’è ancora da fare in tal senso?

«Gli obiettivi allo stato sono sostanzialmente tre: il primo è senza dubbio un costante cambiamento di approccio  alla mediazione da parte degli Avvocati, dei Giudici e dei cittadini. Gli effetti benefici della mediazione sono ancora abbastanza sconosciuti e questo non è un bene, perché la mediazione è una grande opportunità per l’autodeterminazione delle persone; il secondo, che poi è conseguenza del primo, è che il Mediatore deve essere preparato. E non solo con le necessarie competenze giuridiche, ma anche con il saper comprendere le persone, i loro desideri, i punti di forza e quelli di debolezza, lavorando su questo. E deve anche saper gestire tutte le situazioni, a volte anche molto spiacevoli, che possono accadere durante gli incontri di mediazione, a causa dell’alta litigiosità di talune parti. La terza infine è l’attuazione dei Protocolli ex art. 5 quinquies, n. 4. I Protocolli consentirebbero un grande aiuto per i Giudici nel verificare la mediabilità delle cause, con l’ausilio delle forze dell’Ufficio del processo e dei tirocinanti formati dalle università. Laddove sono stati sottoscritti, c’è stato un netto calo delle cause pendenti e, mi pare al Tribunale di Firenze, beati loro, non hanno più arretrato».

Un ruolo importante è rivestito, ovviamente, da avvocati e mediatori, insomma dagli addetti ai lavori. Secondo Lei i professionisti quale apporto possono dare a questo settore e in che modo? Soprattutto per incentivare non solo la mediazione stessa ma anche la formazione costante.

«E’ necessario che gli Avvocati conoscano il procedimento di mediazioni e spieghino ai loro assistiti che, se c’è collaborazione e buona fede anche dall’altra parte, l’accordo in mediazione è un successo formidabile, che farà risparmiare loro, tempo, soldi, patemi e pessimo umore, con ripercussioni nella vita quotidiana. Normalmente, i clienti sono molto contenti quando chiudono in mediazione…lo so bene perché sono spesso un Avvocato che assiste la parte e sono anche Mediatore, per cui parlo con un’esperienza quotidiana. La formazione dell’Avvocato nell’ambito della mediazione è fondamentale, perché bisogna anche essere un pò psicologi con i nostri assistiti. E’ faticoso, certamente, ma, ad esempio, in me negli anni, si è sviluppata una capacità di empatia che è stata ed è, senza dubbio, un grandissimo arricchimento professionale e personale».

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