La prima Officina della Conciliazione del 2024 è stata incentrata sul tema della “Mediazione nella Responsabilità Professionale” e si è tenuta lo scorso 26 febbraio, come lo scorso anno in collaborazione con la Formazione Decentrata della Scuola Superiore della Magistratura. Tra i vari relatori, anche il dott. Benedetto Nardone, Dottore Commercialista e presidente AICPC (Associazione Italiana CTU e Periti Contabili), che ha parlato della “Responsabilità del Commercialista”. Lo abbiamo intervistato in merito.
Dott. Nardone, nell’ultima Officina della Conciliazione dello scorso 26 febbraio lei ha tenuto la relazione su “La responsabilità del Commercialista”. Quali sono gli aspetti più importanti di questo argomento che sono emersi durante l’Officina?
«Dalla mia relazione ma anche dagli altri interventi è emerso che lo strumento della mediazione in tema di responsabilità professionale è estremamente interessante in quanto rappresenta delle caratteristiche di flessibilità che ne permettono l’applicazione con grande fluidità e con risultati apprezzabili. Altro aspetto che vorrei sottolineare è che Il tema della responsabilità professionale al contrario di quello che può sembrare è estremamente delicato in quanto unisce la determinazione dell’eventuale danno procurato con gli aspetti deontologici che possono portare il professionista a subire, qualora fosse ritenuto responsabile, oltre che al risarcimento del danno procurato anche conseguenze disciplinari che possono concretizzarsi in sanzioni quali la censura, la sospensione e nei casi più gravi nella radiazione».
Ormai sappiamo bene le novità introdotte nel processo civile alla luce della c.d. Riforma Cartabia e, allo stesso tempo, proprio il settore della mediazione è un settore sempre in costante espansione e mutamento. Secondo Lei verso quali prospettive – e anche miglioramenti – si dirige l’ambito della mediazione e cosa c’è ancora da fare in tal senso?
«Dopo parecchi anni dall’introduzione dell’Istituto della mediazione, almeno circa 13, era necessario un rivisitazione della normativa. In particolare in tema, appunto, di principi ispiratori. La cosiddetta Riforma Cartabia, infatti, ha fra l’altro normato legislativamente molte prassi stratificatesi nel tempo, ponendo la maggiore attenzione sui principi morali a cui il mediatore deve sempre fare riferimento quali l’onorabilità, la trasparenza, l’efficienza e l’indipendenza. Altro aspetto fondamentale riguarda l’assoluta necessità della formazione professionale a cui noi Dottori commercialisti diamo molta importanza tramite numerosissime ore di Formazione su tutto il territorio nazionale».
Secondo Lei, da Commercialista, qual è l’apporto che proprio il suo settore dà a quello della mediazione e come si può incentivare la mediazione stessa anche per formare correttamente i professionisti?
«Come detto la formazione per noi Dottori Commercialisti è di particolare importanza data anche la vastità delle materie di cui ci occupiamo. Il nostro ruolo nella mediazione si ha quando è stata istituita ed è a mio pare di grandissima, anzi fondamentale importanza in quanto la nostra formazione culturale spazia dall’economia, alla finanza agli aspetti fiscali e spesso anche alla parte giuridica».