La responsabilità medica. Un commento del dottor Awad (OMCeO Roma)

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La responsabilità medica. Un commento del dottor Awad (OMCeO Roma)
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La responsabilità medica. Un commento del dottor Awad (OMCeO Roma)

Tra i vari interventi che si sono susseguiti lo scorso 17 aprile – quando in Campidoglio l’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione ha presentato il suo Rapporto 2021 – anche quello del dottor Musa Awad, Consigliere OMCeO Roma, che ha portato i saluti istituzionali in sostituzione del dotto Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei Medici di Roma.

Il dottor Awad ci ha inviato un contributo in merito che pubblichiamo qui di seguito, nel quale ha incentrato il suo commento nel sottolineare l’estrema mole di controversie in ambito medico «considerando – ha spiegato che circa l’85% delle denunce penali per presunti casi di malasanità finisce in prescrizione, o meglio ancora, in assoluzione per il medico. In questo modo si intasano solo le aule di tribunale, ma soprattutto si distrugge la vita privata e lavorativa del professionista, che dopo l’arrivo di un avviso di garanzia dovrà attendere anche fino a 10 anni per arrivare ad un giudizio definitivo del tribunale».

Un problema che tocca da vicino non solo il mondo della sanità ma anche l’ambito della mediazione, dunque l’Ordine dei Medici «ha tutto l’interesse a ridurre queste controversie e a cercare di chiuderle attraverso la conciliazione, senza arrivare in tribunale. Già nel 2005 – ha spiegato il dottor Awad – in tempi non sospetti e prima del Legislatore, è stato istituito presso l’Ordine dei Medici di Roma lo sportello “Accordia”, una sorta di organismo di conciliazione fra le parti, medici e cittadini, proprio per risolvere le controversie». L’Ordine, inoltre, come ha evidenziato il dottor Awad, è stato inoltre tra i primi a partecipare all’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione.

Secondo il consigliere dell’OMCeO Roma, inoltre, «la cultura della mediazione e della conciliazione deve partire da lontano, fin dall’insegnamento nelle scuole», così come la stessa comunicazione che chiama in causa il mondo dell’informazione e del giornalismo. «Tutti – ha spiegato il dottor Awad – devono fare la loro parte, senza incitare all’odio i lettori, con articoli o titoli sensazionalistici, su casi di presunta malasanità. Per arrivare a una buona conciliazione, quindi, è necessario fare anche una buona comunicazione, perché una cattiva comunicazione aumenta la conflittualità».

Non sono infatti stati pochi e non sono tuttora pochi «i casi di colleghi medici che hanno abbandonato la professione, poiché per un medico vedersi accusato di aver fatto un danno a un paziente che ha assistito è qualcosa di terribile». Oltre alla sfera privata, poi, c’è anche quella pubblica del medico, «il cui nome magari finisce sui giornali: pensiamo al fardello che deve sopportare. Diventa una gogna mediatica e la vita del medico, da un giorno all’altro, entra così in un frullatore, senza ancora che lui sia dichiarato colpevole».

Tutti fattori, quelli sopracitati, che hanno portato il dottor Awad a lanciare un allarme in merito «alle scuole di specializzazione, che sono a rischio estinzione, poiché sempre meno giovani vogliono diventare anestesisti, medici di pronto soccorso o chirurghi, proprio per non dover entrare nella logica della medicina difensiva».

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