Intervista a Fernanda Fraioli, Magistrato e Consigliere della Corte dei Conti

Intervista a Fernanda Fraioli, Magistrato e Consigliere della Corte dei Conti
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Intervista a Fernanda Fraioli, Magistrato e Consigliere della Corte dei Conti

“Responsabilità contabile del funzionario della Pubblica Amministrazione in caso di conciliazione”, è stato il tema della Terza Officina della Conciliazione, che si è tenuta a Roma lo scorso 29 novembre. A margine dell’evento abbiamo intervistato la dott.ssa Fernanda Fraioli, Magistrato e Consigliere della Corte dei Conti, tra gli ospiti relatori.

 

Dottoressa Fraioli, cosa è emerso dal dibattito scaturito durante la Terza Officina della Conciliazione?

«Innanzitutto è emersa una differenza rispetto al passato – e di non poco conto – che secondo me è “conforto” per il pubblico funzionario che deve agire in questi termini. Prima, infatti era prevista la possibilità della mediazione, ma non era esplicitamente dettata dal Legislatore. Adesso invece il Legislatore in tantissimi campi sta incentivando proprio la mediazione e ha voluto proprio normarla, l’ha disciplinata. Quindi questo mette al riparo da eventuali comportamenti ritenuti dal funzionario stesso forse troppo discrezionali e quindi che potrebbero limitare l’azione e favorire l’omissione che invece è quanto di meno auspicabile. Una mediazione – paradossalmente anche da “attenzionare” – consente sempre la valutazione di costi e benefici, mentre un’omissione no.

Ha appena parlato del Legislatore che sta normando questo istituto. Verso quali prospettive futuro si sta andando e cosa c’è ancora da fare secondo lei in tale ambito?

«Si sta andando in modo molto chiaro verso un’incentivazione della mediazione. Il valore principale è sicuramente quello deflattivo del contenzioso e ne abbiamo tanto bisogno, perché se parallelamente il Legislatore disciplinasse anche la durata del processo in modo fattivo, già avremmo due strumenti, non dico concorrenti, ma quasi. Comunque si sta andando sicuramente verso l’incentivazione della mediazione, e la prova è il fatto che il Legislatore la st prevedendo in tutti i campi. Io per esempio, come Giudice Tributario, sono addirittura obbligato a proporre la mediazione, perché poi dall’eventuale mancata accettazione della mediazione e in caso di celebrazione del contenzioso ci sono delle conseguenze dal punto di vista delle spese che sono particolarmente onerose. Quindi è il legislatore che vuole incentivarla per ridurre per ridurre il più possibile le liti».

Durante la Terza Officina del 29 novembre abbiamo ascoltato come, soprattutto in passato, ci sia stata – e magari c’è ancora – una vera e propria paura da parte dei funzionari della pubblica amministrazione. Lei ha appena detto cosa sta facendo il Legislatore. Da questo punto di vista cosa, invece, dovrebbe fare il funzionario per andare incontro, a sua volta, alla mediazione?

«Mi verrebbe da dire che i funzionari dovrebbero “conoscerci meglio”. Perché questa paura della firma è legata al mio status, cioè la paura della firma evoca immediatamente la Corte dei Conti, come un mostro che sta lì pronto a sanzionare. Non è così e lo ripeto ormai da tantissimi anni. È vero che davanti a un danno erariale conclamato, il Procuratore contabile o il Giudice contabile non può dire che non è successo niente e quindi deve sanzionare. Prima di arrivare a quel punto, però, conoscendo meglio la nostra attività senza pregiudizi, si impara a conoscere e a sapere quello che bisogna fare e come ci si deve comportare. Tutto è, passatemi il termine, “banalissimo” , basta profondere diligenza nella propria attività istituzionale. Basterebbe solo questo, perché quello che viene sanzionato è la mancanza di diligenza, l’elevato disinteresse per quelli che sono gli “interessi” della pubblica amministrazione. Un altro caso a parte, invece, è ovviamente il dolo perché quando si viola scientemente una norma di legge è altra cosa. L’amministrazione Pubblica vuole che si gestiscano i suoi interessi esattamente come si gestiscono i propri, come si gestirebbe la propria carta di credito. Nessuno lascerebbe mai la propria carta incustodita – ed è un esempio calzante perché molte amministrazioni forniscono davvero delle carte ad alcuni funzionari. Questo è il “segreto” per non incappare in sbagli, danni e conseguentemente sanzioni».

 

RIVEDI QUI DI SEGUITO LA 3a OFFICINA DELLA CONCILIAZIONE

 

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