Un esempio virtuoso di come affrontare i conflitti in modo costruttivo all’interno delle scuole. Arriva da fuori Regione, precisamente da Vicenza, ma rappresenta – appunto – un bell’esempio, che si auspica replicabile anche nel nostro territorio, di come la mediazione può e deve iniziare a far parte della vita dei cittadini fin da giovani e giovanissimi.
A Vicenza, infatti, la scuola media “Ambrosoli” ha inaugura un’iniziativa innovativa: la prima aula di mediazione dedicata alla risoluzione dei conflitti tra studenti. L’iniziativa, chiamata “TVB (Treviso-Vicenza-Belluno): officina di riparazione”, prevede corsi di preparazione e regole ben definite per favorire il dialogo e il confronto. Gli insegnanti, entusiasti del progetto, spiegano che lo spazio serve per affrontare le crisi e incoraggiare una comunicazione costruttiva. I conflitti, soprattutto in età adolescenziale, sono inevitabili e fanno parte della vita. Grazie al progetto, gli studenti possono affrontarli in modo strutturato e positivo. Il percorso parte con una richiesta d’aiuto: uno studente segnala il problema scrivendolo su un bigliettino e inserendolo in una scatola dedicata. A quel punto, il team di mediatori interviene formando un gruppo che include i due studenti coinvolti, un docente supervisore e due mediatori.
L’aula di mediazione nasce grazie all’associazione “La Voce” di Treviso ed è finanziata dalla Regione Veneto. Il progetto è stato presentato ufficialmente lo scorso 17 ottobre, durante l’inaugurazione del Centro di Giustizia Riparativa Young, un evento che ha coinvolto studenti e insegnanti mediatori. Barbara De Matteis, professoressa responsabile del progetto, ha spiegato: «La mediazione offre uno spazio e un tempo per dialogare. I mediatori riflettono ciò che i ragazzi dicono, aiutandoli a confrontarsi per raggiungere un accordo». Le regole dell’aula di mediazione garantiscono un ambiente sicuro e produttivo. Ascolto attivo, alfabetizzazione emotiva e confidenzialità sono fondamentali. Inoltre, la partecipazione è volontaria e nessuno è obbligato a prendere parte al processo. I mediatori, inoltre, hanno come regola fondamentale – quasi ovvio dirlo – quella di essere imparziali e non avere legami personali con le parti coinvolte.
Quindici studenti hanno già iniziato a seguire un corso di formazione di 30 ore, mentre gli insegnanti hanno completato un percorso di 25 ore, organizzato da esperti dell’associazione “La Voce” e “50 passi” di Vicenza. «L’anno scorso abbiamo realizzato 7-8 mediazioni, considerate di successo quando i ragazzi riescono a dialogare in modo rispettoso e pacifico», ha raccontato sempre la professoressa De Matteis, come riportato dal Corriere del Veneto.
Il percorso di mediazione, dunque, inizia con colloqui individuali per comprendere i motivi del conflitto. Se entrambe le parti accettano di partecipare, si procede con l’incontro di mediazione. Una volta raggiunto un accordo, gli studenti si impegnano a rispettarlo. Dopo due settimane, l’aula si riapre per verificare se gli impegni presi sono stati mantenuti. «Il nostro obiettivo non è fare terapia, ma creare un terreno dove i ragazzi possano ritrovare sé stessi e lavorare insieme», ha concluso De Matteis.