Una sentenza destinata a segnare un punto fondamentale nel dibattito sulla mediazione obbligatoria. Stiamo parlando della decisione n. 5489 del 17 marzo 2025, con la quale il TAR Lazio ha rigettato il ricorso del Codacons, riconoscendo la piena legittimità costituzionale del nuovo regime delle spese introdotto dal Decreto Ministeriale 150/2023. Una pronuncia che rafforza l’impianto della riforma Cartabia e riafferma la mediazione come strumento effettivo, e non solo formale, di risoluzione delle controversie.
Il ricorso del Codacons
L’origine del contenzioso risale all’impugnazione, da parte del Codacons, del Decreto del Ministero della Giustizia 24 ottobre 2023, n. 150, che ha modificato in modo significativo il funzionamento e i costi del primo incontro di mediazione obbligatoria. Secondo l’associazione, le nuove disposizioni violerebbero l’articolo 24 della Costituzione e le norme sovranazionali sul diritto di accesso alla giustizia, introducendo ostacoli economici e strutturali alla fruibilità dell’istituto.
Tre i punti principali della censura:
Secondo il Codacons, tali modifiche avrebbero determinato un aggravio economico ingiustificato e una compressione del diritto di difesa, minando l’effettività dell’accesso alla giustizia.
La decisione del TAR
Di tutt’altro avviso i giudici amministrativi. Con una motivazione articolata e giuridicamente solida, il TAR Lazio ha respinto il ricorso, ritenendo che il nuovo impianto normativo sia non solo rispettoso della Costituzione, ma perfettamente allineato allo spirito della riforma Cartabia.
Il Collegio ha sottolineato come le novità introdotte — tra cui il potenziamento del ruolo del mediatore, l’ampliamento delle materie soggette a mediazione e l’obbligo di svolgimento effettivo del primo incontro — siano espressione di una precisa volontà legislativa: rendere la mediazione un passaggio sostanziale, effettivo e potenzialmente risolutivo, e non più un mero adempimento burocratico.
Emblematica, in tal senso, l’osservazione secondo cui la vecchia mediazione si era rivelata inefficace proprio perché ridotta a un momento informativo privo di contenuto negoziale reale. Il meccanismo precedente, secondo il TAR, “non ha funzionato” perché si limitava a una convocazione formale in cui il mediatore non interveniva concretamente sul merito del conflitto. La gratuità dell’incontro e la possibilità per una sola parte di bloccare l’accesso alla mediazione vera e propria ne avevano compromesso l’efficacia e la credibilità.
La nuova disciplina
La nuova disciplina, invece, si fonda su una serie di innovazioni strutturali e operative che, secondo i giudici, ne rafforzano l’impatto positivo sul sistema giustizia. Tra gli elementi valorizzati dal TAR:
In conclusione, la sentenza chiarisce che le nuove spese previste per la mediazione, lungi dall’essere un ostacolo al diritto di difesa, sono funzionali a garantirne l’utilità concreta. “Il fatto che la mediazione sia stata resa più efficace — afferma il TAR — lungi dall’atteggiarsi a ostacolo al diritto di difesa, disvela il giusto intento di renderla non un mero ed inutile passaggio procedimentale, bensì un momento dialettico serio e ponderato tra le parti contendenti”.
Una dichiarazione che sgombra il campo da molti dei dubbi circolati negli ultimi mesi, e che fornisce una chiara cornice giuridica al nuovo modello di mediazione voluto dalla riforma Cartabia.
Nonostante il via libera del TAR, l’approvazione della nuova mediazione non è unanime. Dall’avvocatura continuano a levarsi voci critiche, in particolare da parte di chi teme che i nuovi oneri economici possano scoraggiare l’utilizzo dello strumento, specialmente nei casi di controversie di modesta entità o da parte di cittadini economicamente fragili. Altri professionisti segnalano che il rafforzamento dell’istituto rischia di produrre un eccesso di burocratizzazione o una falsa mediazione obbligatoria che, pur formalmente conforme alla norma, risulti di fatto inefficace se non accompagnata da un reale cambio culturale e da un adeguato investimento nella formazione dei mediatori.
Prospettive future
La riforma della mediazione si inserisce in un processo più ampio di efficientamento del sistema giudiziario italiano, richiesto anche dagli impegni assunti in sede europea con il PNRR. La sentenza del TAR Lazio sembra dunque chiudere il fronte della legittimità costituzionale, ma lascia aperto quello, ben più complesso, dell’effettiva capacità della riforma di incidere sui numeri della giustizia civile e sulla qualità delle soluzioni offerte ai cittadini. L’efficacia della nuova mediazione, infatti, non dipenderà solo dalla normativa, ma anche dall’impegno delle istituzioni, degli organismi, dei mediatori e degli stessi operatori del diritto. Se ben gestita, la riforma può diventare un’occasione preziosa per costruire un sistema più giusto, accessibile e centrato sulla soluzione dei conflitti. Ma servirà vigilanza, formazione continua e soprattutto la volontà di considerare la mediazione non come un obbligo da subire, ma come un’opportunità da cogliere.