Intervista all’avv. Cafini, presidente Corecom Lazio

Intervista all’avv. Cafini, presidente Corecom Lazio
L'intervista a ....
Intervista all’avv. Cafini, presidente Corecom Lazio

Tra gli enti promotori e che fanno parte dell’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione c’è anche la realtà di Corecom Lazio che, come sappiamo, è un organo funzionale dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ed è altresì organo di consulenza e di gestione della Regione in materia di sistemi convenzionali o informatici delle telecomunicazioni e radiotelevisivo. Una realtà dunque fondamentale nel vasto ambito delle controversie e, dunque, della mediazione.

A tal proposito abbiamo intervistato l’avv. Maria Cristina Cafini, attuale presidente di Corecom Lazio, che ha dialogato con l’Osservatorio circa il ruolo di Corecom in questo settore e le prospettive future, anche alla luce delle recenti riforme.

 

Avv. Cafini, qual è il ruolo di Corecom per quanto riguarda l’ambito della Conciliazione e della Mediazione?

«E’ una delle deleghe di Agcom ed è un punto di forza nel servizio dei cittadini. Ad oggi abbiamo chiuso circa 8000 conciliazioni e 400 definizioni per un totale di circa 3.500.000 di euro, con procedimenti conclusi tra 0 senza addebito al cittadino, con storno degli insoluti, fino a cifre importanti di indennizzo nel caso di aziende che hanno subito danni economici a causa degli operatori di telecomunicazioni».

 

Corecom, lo sappiamo, fa parte dell’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione. Secondo lei come possono, queste e le varie realtà istituzionali, collaborare per incentivare la mediazione e anche per formare correttamente gli addetti ai lavori?

«Spesso ci troviamo degli ostacoli impercettibili ma efficaci nell’opera di mediazione e conciliazione. Noi siamo un ente pubblico al servizio dei cittadini che opera in maniera totalmente gratuita, questo grazie a Regione Lazio e Agcom. Lo facciamo cercando di semplificare il più possibile la vita agli utenti».

 

Il mondo della mediazione è in costante evoluzione, soprattutto alla luce delle novità della c.d. Riforma Cartabia, secondo lei verso quali prospettive – e anche miglioramenti – si dirige l’ambito della mediazione e cosa c’è ancora da fare in tal senso?

«Oggi abbiamo delle sfide che riguardano soprattutto la scarsa alfabetizzazione informatica e l’invecchiamento della popolazione del Lazio. Spesso alcuni utenti rinunciano ai propri diritti per la semplice difficoltà ad usare o addirittura reperire il proprio spid. Può sembrare banale, ma noi ogni giorno accogliamo nella nostra sede anziani provenienti dai più disparati paesini della nostra regione, perché non hanno lo spid o non sono in grado di utilizzare un pc, questo rende impossibile aprire un procedimento. Quando si è pensato a digitalizzare i procedimenti, compresi quelli conciliatori, il legislatore forse pensava di essere in Svezia o in Giappone e non in Italia. La sfida più grande è avvicinare i servizi ai cittadini, con “sportelli fisici” disseminati sui territori. Stiamo lavorando molto su questo, il nostro obiettivo è coinvolgere tutte quelle realtà che vanno dai professionisti, ai Caf, alle associazioni che possano fornire un servizio di qualità».

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