Mediazione e nuovo processo civile. Intervista al magistrato Olga Pirone

Mediazione e nuovo processo civile. Intervista al magistrato Olga Pirone
L'intervista a ....
Mediazione e nuovo processo civile. Intervista al magistrato Olga Pirone

“Mediazione e nuovo processo civile” e’ stato il tema affrontato nel corso della 2a Officina della Conciliazione 2023, organizzata dall’Osservatorio sui Conflitti e sulla Conciliazione in collaborazione con la Formazione Decentrata dalla Scuola Superiore della Magistratura, che si è tenuto lo scorso 12 luglio. Sul tema e sull’importanza della collaborazione tra magistratura e mondo della mediazione abbiamo intervistato il magistrato Olga Pirone.

 

Dott.ssa Pirone, quali sono stati, secondo lei, gli aspetti più importanti che sono emersi durante l’Officina dello scorso 12 luglio?

«L’evento secondo me ha costituito un altro importante momento di formazione e confronto che ha fatto emergere – come del resto accaduto durante la 1a Officina di marzo – quali sono gli aspetti della mediazione che meritano ancora una riflessione e un approfondimento, come – per fare alcuni esempi – la questione della procura, dell’assenza giustificata della parte, della mediazione demandata o ancora quali sono gli indici di mediabilità e quali gli indici di controllo dell’attività del mediatore. Inoltre ha destato particolare attenzione per tutti i presenti il tema della funzione stessa della mediazione, poiché si è parlato della sua complementarietà, quindi della possibilità di interpretare quell’espressione del Legislatore che fa riferimento a “ogni altra circostanza” come un’apertura generalizzata. Si tratta di punti su cui riflettere e che ci danno l’idea del cuore della Riforma con riferimento alla mediazione».

Non solo alla luce delle novità introdotte nel processo civile, come appunto da tema dell’ultima Officina, ma anche in generale la mediazione è un settore sempre in costante espansione e mutamento. Secondo Lei verso quali prospettive – e anche miglioramenti – si dirige l’ambito della mediazione e cosa c’è ancora da fare in tal senso?

«Il Legislatore è intervenuto in questa materia con il decreto legislativo 149 del 2022 attuativo della Legge Delega 20 del 2021, appunto la cosiddetta Riforma Cartabia e proprio in quest’ambito sono contenute le varie modifiche, anche significative, del decreto legislativo 28 del 2010 in materia di mediazione, che stiamo esaminando proprio in questi momenti formativi come le Officine. Quindi sicuramente le prospettive future si intrecciano con la ratio di garantire una formazione e una cultura sempre più ampia della conciliazione e delle possibilità conciliative anche con l’esportazione di modus operandi che pongano al centro sinergie tra diversi settori e professionisti. Per esempio pensiamo agli addetti all’Ufficio del Processo che tanto sono stati voluti e incentivati o anche ai box cases e alle tecniche di problem solving. Il metodo di lavoro più efficace è dunque quello delle “buone prassi”, come il fare ricorso a metodi di riscontro più o meno immediati della risposta degli uffici giudiziari che consente di verificare sul campo l’efficacia e la tenuta dell’istituto stesso della mediazione. L’ottica è quella di avere sempre una risposta efficiente in tempi ragionevoli per la risoluzione delle controversie che in questo caso è al di fuori del processo vero e proprio come lo si intende di solito. Il monitoraggio costante dei risultati e una maggiore cultura delle mediazione sono secondo me aspetti da non trascurare per capire dove si dirige questo ambito e anche per aspirare e garantire il successo».

Le Officine della Conciliazione 2023 hanno visto la collaborazione tra Osservatorio e Formazione Decentrata della Scuola Superiore della Magistratura. Ci può dire come è nata questa collaborazione e quali i punti di contatto che la rendono possibile?

«Come abbiamo visto anche durante l’Officina, la Riforma ha attribuito ai Magistrati un ruolo centrale nella mediazione e nella definizione delle controversie in sede conciliativa, tanto che è previsto che il magistrato stesso curi la propria formazione e il proprio aggiornamento con la frequentazione di seminari ad hoc organizzati dalla Scuola Superiore della Magistratura. Inoltre seminari, convegni ed eventi costituiscono un indicatore di impegno, ma anche di capacità dei magistrati in tal senso. Dunque possiamo dire che la collaborazione tra Scuole e Osservatorio è stato una naturale conseguenza di questi aspetti innovativi e premianti in termini di formazione. Poi vorrei anche riconoscere un ruolo centrale che le Officine, in questi anni, hanno e stanno avendo nell’ambito della mediazione, dunque la Formazione Decentrata della Scuola – che si occupa sempre di intercettare nuove offerte formative – ha iniziato questa collaborazione in modo proficuo».

Magistratura e addetti del settore della Conciliazione, come Lei ha appena specificato, possono e devono incontrarsi e dialogare. Qual è l’apporto che il mondo della Magistratura dà al settore della mediazione e come può, secondo lei, incentivare la mediazione stessa anche per formare correttamente gli addetti ai lavori?

«A tal proposito cito nuovamente la collaborazione tra Magistratura e Osservatorio perché l’apporto che il Tribunale dà – e viceversa – con un ente come quello dell’Osservatorio, dove confluiscono le esperienze professionali degli appartenenti ai diversi Ordini, degli enti locali, degli organismi di mediazione e dell’Istituto Jemolo, è un esempio di strumento attivo di dialogo ed è di per sé già incentivante alla diffusione della cultura della mediazione di cui si parlava poc’anzi. Dunque da qui possiamo dire, più in generale, che lo stesso Legislatore riconoscere alla Magistratura e ai giudici un ruolo importante proprio nell’incentivare la mediazione. Si può ben citare l’art. 5-quinquies del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, che specifica, tra le altre cose, che “il capo dell’ufficio giudiziario può promuovere, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, progetti di collaborazione con università ordini degli avvocati, organismi di mediazione, enti di formazione e altri enti e associazioni professionali e di categoria”. Ritengo quindi che questo progetto di collaborazione ne è una testimonianza e siamo sulla strada giusta, ricordandoci di avere sempre come obiettivo quello di creare e proseguire su un modello efficace di risoluzione delle controversie in modo conciliativo».

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